Il 24 Aprile 2022 abbiamo fatto una festa. Il party si chiama SODA, ad Aprile era alla sua seconda data. La prima festa di Dicembre è stata fatta con un numero ristretto di persone (circa 350) dal momento che nei locali l’accesso era consentito solo a metà della capienza del club per questioni di norme anti-Covid, il secondo evento SODA invece è stato alla sua massima capienza con un totale di 700 invitati.
La festa si è svolta egregiamente come la prima edizione nonostante il doppio del pubblico:
- tutti i partecipanti, nel mese precedente, hanno compilato un questionario con delle domande che in base alla risposta ti consentivano o meno di partecipare alla festa
- il nostro team accoglienza pronto ad accogliere i partecipanti e dare supporto durante tutto lo svolgimento della serata, è rimasto attivo tutta la notte. Chi fa parte del team accoglienza viene definito Angel. Angel sarà il termine che useremo da qui in poi per menzionare il team accoglienza
- la sicurezza del locale era stata istruita a dovere su come comportarsi in caso di problemi, vale a dire non usare mai la violenza
- all’ingresso si distribuivano condom e salviettine igienizzanti per genitali
H11.00 - La gente arriva, inizia ad ambientarsi, si lascia andare e vive una delle esperienze più incredibili della vita. Testimone anche i messaggi dei giorni successivi.
Al party riceviamo due segnalazioni, la prima subito raccolta dagli Angel, che cercano di capire come poter aiutare la persona in questione che poi decide di rimanere al party e continuare la sua serata, benché infastidita dalla situazione che aveva appena vissuto capisce che il contesto non è del tutto convenzionale e che con spirito critico comprende che quella situazione era completamente nuova ma che il team ha fatto tutto quello che poteva per aiutarla.
Ci siamo confrontate con questa persona nei giorni successivi ed è stato molto utile ed edificante.
Il giorno dopo il party il nostro account Instagram viene cancellato per la quinta volta in pochi mesi così perdiamo un canale di comunicazione molto importante e diretto oltre a Telegram che da sempre le persone usano per entrare in contatto con noi. Sotto consiglio di qualche utente, il giorno dopo il party apriamo quindi un Google Form per raccogliere consigli, feedback e critiche.
Il form è stato molto utile per rintracciare persone con le quali stavamo parlando su Instagram, offrire supporto a chi ne avesse avuto bisogno o raccogliere moltissime critiche costruttive...e qualche troll.
Con il Form ci arriva la terza e ultima segnalazione di tutto l’evento che non è stata fatta durante il party né agli Angel, né agli organizzatori, né alla sicurezza. La persona in questione non se l’è sentita di segnalare subito ma elaborando qualche giorno dopo ha poi mandato un messaggio in chat comune su Telegram per segnalare. L’abbiamo ascoltata in privato ringraziandola per la condivisione. Per discrezione non pubblichiamo la conversazione ma solo l’ultima parte.
Grazie a questa segnalazione abbiamo modificato sostanzialmente un dettaglio dei nostri party.
Tornando al racconto della serata, la seconda ed ultima segnalazione durante la serata arriva da una ragazza che, scossa da una frustata sul sedere vuole segnalare agli organizzatori, e non solo agli Angel, che confusi dal gesto e dalla poca preparazione che hanno avuto dal nostro staff in casi come questi, non riescono a capire se un frustino sul sedere non richiesto è sinonimo di allontanamento forzato dal club.
Toccare una persona senza consenso non è MAI permesso ai party, il fatto che ci fosse un frustino di mezzo ha reso la situazione dubbia. Il ragazzo con in mano il frustino è stato rintracciato e allontanato dal locale, non era una persona amica dell’organizzazione ma purtroppo è riuscita a rientrare bypassando la sicurezza.
Di questa situazione ne è stato fatto un caso Instagram
Partito da un account di femministe intersezionali usato per infangare il nome del party e dall’azienda riportando storie gonfiate da processi sommari, poi riportate da altre pagine che si definiscono divulgative che purtroppo condividono informazioni riciclate senza andare appropriatamente ad informarsi da entrambe le fonti.
Non menzioniamo la pagina ma il post è stato generato da una persona che dice di essere stata al nostro party con la quale non siamo riuscite a confrontarci nei giorni dopo ne privatamente che pubblicamente all’interno della nostra chat Telegram (consultabile da chiunque a questo link).
Riportiamo qui sotto lo screen del messaggio accusatorio di un utente, sul quale poi si basa il post Instagram, come riprova della dubbia natura dei fatti divulgati:
Il fatto dichiarato riporta falsità e dettagli omessi che descriveremo qui sotto:
- nella dark erano presenti Angel e Darkroom Manager che spegnevano o regolavano i comportamenti molesti. Non c’erano “moltissimi uomini che si masturbavano”, la frase è gonfiata per dare scalpore e attirare attenzione all’inizio del post, in una dark ci sono persone che si masturbano, in ogni caso la dark è un anello debole e per questo motivo abbiamo cambiato le regole per la masturbazione, bannata per esempio in solitaria, di questo ne parliamo nel nostro statuto che trovate qui.
- il locale ha pubblicato un video della folla senza riprendere una persona in particolare, in ogni caso il video è stato pubblicato senza il nostro consenso, abbiamo chiesto di rimuoverlo immediatamente, e così è stato fatto
- nella Gallery di foto del party precedente alcuni tatuaggi sono sfuggiti al nostro controllo ma abbiamo subito rimediato grazie alla segnalazione di alcuni utenti
- la molestia nei bagni si riferisce ad una frustata sulla natica ricevuta da una ragazza. La ragazza in questione, dopo aver ricevuto le scuse del ragazzo con in mano il frustino, ha voluto parlare con gli organizzatori della serata ed è stata subito assistita da tre persone (organizzatori, gestore del locale e door manager) che per quaranta minuti hanno dedicato del tempo ad ascoltarla. La ragazza era purtroppo poco collaborativa ed attaccava verbalmente le persone che la stavano aiutando, la situazione diventa più laboriosa del necessario dal momento che il ragazzo era già stato allontanato dal locale. Dopo diversi minuti di discussione la ragazza sente l’esigenza di registrare un video, come se stesse subendo un'ingiustizia, ma a nessuno era ancora chiaro quale fosse la sua richiesta dal momento che non era stata verbalizzata. Il gestore chiedendole “come possiamo aiutarti?” allora le propone un rimborso del biglietto. Lei accetta, ma una sua frase non passa inosservata, “non mi interessa cosa succede al ragazzo che mi ha molestata, voglio vedere come gestite questa situazione” (3 persone sono state testimoni di questo momento), la frase ribalta lo script, da persona molestata il suo focus passa sulla gestione ed il motivo della contestazione cambia da “buttate fuori il molestatore" (cosa che era già stata fatta) a “vediamo ora che vi ho messi in questa situazione di difficoltà come ne uscite”.
Ci stiamo ancora chiedendo perché. Perché un utente appassionato del nostro mondo sente il bisogno di mettere alla prova un progetto nuovo che parte da una organizzazione che si impegna da anni a promuovere libertà, evoluzione ed inclusione? Perchè invece che fare un processo sommario non si è usato un pò spirito critico per analizzare la situazione e collaborare con gli organizzatori o abbandonare nel caso si ritenesse che il posto non fosse adatto?
Questo è il problema dilagante dell'individualità contemporanea, SE A ME NON PIACE TU NON LO DEVI FARE, SE IO HO AVUTO UN PROBLEMA A CAUSE TUA TU DEVI CHIUDERE.
Forse in questi casi si è persa un'occasione, quella di aiutare la collettività a fare meglio, in quel momento hai ucciso attivismo, novità, buone intenzioni e progresso nel tuo paese.
Dove sta il dialogo democratico quando si colpevolizza ed opprime una realtà che ha cercato il modo migliore per offrire un servizio innovativo?
Se sei al nostro party ti risuonano i nostri valori, allora qual è l’obiettivo di voler troncare le gambe ad una realtà in modo così totalitario?
Se vuoi fare parte dell’evoluzione sessuale, che tu sia attivista o utente, non puoi pensare che tutto ti sia dovuto, o che il mondo di debba qualcosa e che sia stato tutto preparato ad hoc per te, che siano solo gli altri a fare il lavoro sporco, se vuoi fare parte del movimento di liberazione sessuale, devi impegnarti a rispettare i valori fondamentali quali condivisione di informazioni in maniera non giudicante, senza arroganza né rabbia, il rispetto e la tolleranza nei confronti di chi sta facendo davvero qualcosa per cambiare la narrativa che essi siano singoli o aziende.
In questi casi sembra invece che movimenti che lottano proprio contro l'oppressione a loro volta opprimono, senza fare cultura ma solo cercando di attirare l’attenzione del pubblico, vorace di shit-news, attraverso un processo sommario.
Cosa intendiamo per processo sommario. Un post accusatorio su Instagram costruito con screen selezionati a dovere per andare a formare un quadro catastrofico che però omette scientemente dalla narrazione tutta una serie di informazioni che andrebbero ad inficiare la natura stessa del post, perché in contrapposizione con la teoria proposta. Non viene dato un contesto e tantomeno nessuna forma di complessità.
Il processo sommario è alla base della logica della cancel culture che piace tanto al sempre più numeroso pubblico di indignati che popola internet ed è sempre più presente su Instagram. La cancel culture vuole cancellare tutto quello che è stato fatto in precedenza opprimendo persone/aziende, eliminando dalla narrazione la loro storia, bandendo ogni forma di miglioramento ed imponendo la perfezione immediata.
WOVO lavora a braccetto con la cultura del suo tempo per portare novità e progresso in Italia. Chi porta novità passa attraverso dei circoli di trial & error, è la natura intrinseca dell’innovazione.
Ma facciamo un passo indietro su chi siamo e perché siamo qui.
Esistiamo dal 2015 ed in questi anni abbiamo aiutato oltre mezzo milione di persone a migliorare la propria vita con consigli sul sesso, prodotti, workshop, webinar e tanto dialogo uno-ad-uno.
WOVO è una azienda che da anni eccelle nel suo lavoro, dimostrato anche da crescita del fatturato, premi da parte del comune di Milano, ospitate in TV, articoli su riviste importanti come Forbes, ospiti di organizzazioni internazionali come TedX, partecipato alla redazione di report nazionali, ospiti di licei e panelist per eventi sponsorizzati da aziende al di fuori del settore sex.
La nostra missione è portare benessere sessuale e libertà in un paese con una forte resistenza culturale, facendo leva su una informazione corretta e non giudicante, rimanendo sempre aperte al dialogo ed attivando una rete tra le persone.
7 anni ed un percorso tortuoso dove ci abbiamo sempre messo tanto impegno ma soprattutto la nostra faccia, giocando in prima linea e non solo sui social. In questi anni abbiamo fatto tanta divulgazione sessuale, i nostri contenuti sono arrivati a centinaia di migliaia di persone aiutando chi non riesce a vivere il sesso come vorrebbe.
Abbiamo versato lacrime e sudore in questi anni per fare eco all’importanza della cultura del benessere sessuale. Testimoni le centinaia di migliaia di persone che si sono affidate al nostro servizio in questi anni e che hanno migliorato la loro condizione di vita, lo dimostra anche un nostro recente report che riportiamo qua sotto.
Nonostante il rispetto per il nostro lavoro ottenuto da opinione pubblica a media la calunnia lanciata è quella di fare APOLOGIA ALLO STUPRO, come evidenziano questi screen del post originale ed accusatorio.
Queste affermazioni hanno diversi grandi vuoti da colmare:
- il nostro team è composto al 100% da donne. Apparteniamo alla categoria che è potenzialmente più a rischio di molestia e stupro, in quale mondo fantasia potremmo anche solo pensare di collaborare con degli stupratori?
- la darkroom aveva due Darkroom Manager molto esperti che controllavano l’area, e nonostante la scarsa visibilità (come deve essere appunto una darkroom) non sono state segnalate situazioni dubbie tranne la prima che abbiamo raccontato all’inizio dell’articolo.
- dando per scontato che l’obiettivo dei nostri party è far divertire le persone nel rispetto reciproco, noi siamo un'azienda profit, facciamo eventi profit. Se facilitassimo gli stupri volontariamente sarebbe un atto di auto-sabotaggio, non abbiamo alcun vantaggio a creare una festa dove la gente viene stuprata perché poi nessuno ci vuole tornare. Il progetto fallirebbe miseramente e noi con esso.
- se una ragazza ad un party con 700 persone viene stuprata, o penetrata senza il suo consenso, uno scenario possibile potrebbe essere che il suo istinto di sopravvivenza la porterebbe a e chiedere aiuto, nel locale ci sono 10 addetti sicurezza, 7 Angel, 10 performer e 12 membri dello staff WOVO, senza considerare tutte le persone attorno che sarebbero accorse in aiuto. La sicurezza se ne sarebbe accorta. Nessuno durante la serata ha denunciato stupri. Nessuno tra utenti, sicurezza, Angel o vittime ha denunciato uno stupro. Raccontare che al nostro party ci sono stati stupri ma data la nostra cattiva gestione nessuno se ne é accorto è diffamazione. Perché è accusare qualcuno di qualcosa che non ha fatto ed estorcergli a tutti i costi scuse sulla base di fatti non accaduti.
Questo post diffamatorio ha generato odio ed un accanimento sotto il post di diffamazione, ma anche sotto post pubblicati da altre testate importanti che parlavano di noi, facendo partire un accanimento causa poi di un grave danno di immagine con tutti gli estremi per una denuncia per diffamazine, come suggerito dai nostri legali:
Il motivo di tanta rabbia ed odio non lo possiamo sapere, la forma dell’accusa per come è stata divulgata ha un fondo di infantilismo che purtroppo vediamo sempre più dilagare soprattutto all’interno di Instagram, si urla (nei commenti) invece che dialogare, si punta il dito invece che comprendere, si crea un capro espiatorio che assomiglia più ad un fantoccio inventato ad immagine e somiglianza del carnefice che si vuole lapidare sulla pubblica piazza.
A questa accusa si aggiunge anche quella di “Victim Blaming” ma qui lasciamo la parola ad un utente che ha risposto meglio di come avremmo mai potuto fare noi:
Ma gli attivisti una volta non combattevano i cattivi, quelli che fanno le cose brutte e grosse?
Tipo quelli che radono al suolo foreste per farci basi militari o quelli che aboliscono uno dei diritti umani fondamentali come l’aborto, ci chiediamo se tra le lotte importanti ci sia anche montare un caso menzionando una azienda conosciuta per attirare click o consenso.
Questa vicenda ha visto coinvolti attivisti che stimiamo da anni. Senza alcun interesse nel volersi informare da entrambe le fonti, come dovrebbe essere fatto per chi fa informazione al pari dei giornalisti, con un colpo di pollice hanno condiviso una storia che ha tutti gli elementi per essere poco credibile per chi fa funzionare logica e spirito critico, basi essenziali dell’attivismo che in assenza di questi elementi si riduce a mero slogan con atteggiamento reverenziale nei confronti di dogmi e stereotipi.
L’attivismo in questi casi ha pesantemente fallito, perché è allo stesso tempo così totalitario e superficiale che non si rende nemmeno conto che fa la guerra a chi sta dalla stessa parte, facendo cannibalismo di se stesso.
Capiamo che è una grande tentazione giocare al gioco dell'omologazione del pensiero e della ricerca di visibilità, ma è davvero questa la missione di un attivista?
Non riuscendo a rispondere a questa domanda siamo andate ad una delle riunioni del collettivo di Non Una Di Meno Milano, uno dei gruppi femministi più attivi di Milano che si batte da anni per battaglie importanti.
Il dibattito è stato molto utile a capire una cosa, il loro scopo non è fare giornalismo né riportare fatti il più veritieri possibili. Alla nostra domanda “ma perchè non avete chiesto a noi cosa fosse effettivamente successo prima di fare un post accusatorio su Instagram?" la risposta è stata “perchè il nostro lavoro non è fare giornalismo ma rispondere al motto SORELLA IO TI CREDO” raccontandoci di aver ricevuto delle segnalazioni da parte di utenti che però non abbiamo potuto vedere per privacy.
Questa dichiarazione ci ha lasciato un po’ stordite, l’intenzione del motto è nobile ma non ha contraddittorio ed è quindi una narrazione distorta. Funziona in contesti dove non puoi ovviamente interpellare il carnefice ma anche qua si è persa l'importanza del contesto, perché il presunto carnefice è una azienda che porta avanti da anni un messaggio in contraddizione con le accuse al quale però non è stato dato il beneficio del dubbio. Poi ci siamo chieste perché le persone che hanno scritto a loro non hanno scritto a noi dal momento che c’era un dibattito aperto da giorni?
A questo non abbiamo risposta. Ma le accuse da parte di attivisti sono state chiare: “Fate tanto le femministe e poi ai vostri party..”
Non ci siamo mai dichiarate femministe come azienda, mai lo faremo. Ogni persona assunta da WOVO appoggia la fede politica che crede opportuna, ma in azienda la politica non è benvenuta.
Farcire il business di politica è, oltre che ingenuo, anche ipocrita ma soprattutto un gesto meschino nei confronti dell’utente. Negli anni abbiamo dovuto subire la pressione di essere viste come un luogo politico e non abbiamo perso occasione per scrollarci di dosso definizioni che non ci appartengono.
Se nella nostra missione ci sono battaglie che altri (come i gruppi femministi) portano avanti le porteremo avanti in modo parallelo, la nostra visione peró è così ampia che non può essere racchiusa solo nel femminismo, un movimento fondamentale ma limitato, che purtroppo non si applica al modo in cui vogliamo lavorare.
Di conseguenza il femminismo non ci rappresenta.
Non siamo però nemmeno anti-femministe o il simbolo del maschio tossico, non lo rispettiamo ne tantomeno gli diamo spazio, il nostro lavoro è cambiare la cultura facendo cultura, creare legami con tutti i generi e gli orientamenti e lavorare spalla a spalla, anche insieme alle/agli attivist*.
La società è già una accozzaglia di gruppi che lottano l’uno contro l'altro e combattono per il potere opprimendo chi non la pensa come loro. In questo credo che, insieme agli attivistiche, abbiamo un obiettivo comune quello di migliorare la vita delle persone.
Non siamo qui per distruggere il patriarcato, né tantomeno disegnare un mondo perfetto, siamo qui per fare quello che reputiamo sia giusto e utile.
Da questa storia abbiamo sicuramente imparato qualcosa e vogliamo ringraziare anche chi ci ha messe in difficoltà perché è proprio dalle situazioni più difficili che nascono le opportunità se credi profondamente in quello che fai.
Capiamo che le nostre feste non sono adatte a tutti, che WOVO non può piacere o interessare a tutti, è un servizio privato che il singolo utente decide di sfruttare o meno a seconda dei propri gusti ed esigenze, proprio come funziona per tutto il resto del mercato libero.
Una riflessione che vorremmo lasciare però è che molte persone più conservatrici si accodano a questa narrativa del nuovo femminismo, che si impegna a cancellare anche chi si spende per gli stessi valori, ma non si accorge che parte del loro coro lo fa chi invece appoggia teorie retrograde pregne di paura e ignoranza,
le stesse teorie che vorrebbero che eventi del genere fossero aboliti. Le persone spaventate dall’evoluzione sessuale usano fatti come questo per farsi scudo ed usarlo per difendersi da chi propone novità e progresso. Come lo dimostrano alcuni commenti sotto il post diffamarorio
Perché creare un ambiente safe vuol dire non esporsi al minimo rischio.
Purtroppo questo ragionamento oltre ad essere utopico non tiene in considerazione la complessità del mondo nel quale viviamo che non sarà mai un posto safe, e chi ne è convinto dovrebbe uscire dal mondo idilliaco ed idealizzato che si è costruito dietro lo schermo del cellulare o nella cameretta della villetta a schiera dei genitori.
l nostri party non vogliono essere posti inanimati, come una stan-up comedy politically correct, dove si costruisce una porzione di mondo felice e perfetto alla Truman Show, i nostri party sono una parte di mondo e sono luoghi dove imparare anche a difendersi con il linguaggio, imparare a verbalizzare il no, imparare a prendersi un no, imparare ad approcciare una persona reale, imparare a comunicare con persone che non hai mai visto prima, imparare a stare a proprio agio con la nudità, sia la propria che quella altrui, imparare la tolleranza verso chi vuole esplorare, imparare che divertirsi non è fare sesso a tutti costi, ma essere tolleranti e non giudicanti nei confronti di chi invece lo vuole fare, impegnarsi a non giudicare i corpo altrui, imparare la libertà di ballare nudi, imparare ad accettare le regole, imparare quali sono i propri desideri, le proprie intenzioni e magari scoprirne di nuove.
Noi mettiamo il setting, fatto da selezione delle persone tramite un sondaggio, Angels preparati, sicurezza, condoms gratis e location il comportamento adeguato lo mettono le persone.
Facciamo sì che Milano sia un posto accogliente, maturo e tollerante ed aiutiamo insieme le persone a costruire i propri strumenti di liberazione sessuale.
Noi continueremo per la nostra strada, con passione, disciplina ed umiltà continuando a migliorare e portando un po’ di serenità nella vita delle persone.
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Grazie
Frida Affer - Direttrice e Fondatrice @ WOVO